domenica 8 febbraio 2009

Vitaliano (parte I)

ARCHITETTI (E PRETI)
"Prima hanno rovinato tutto i preti, disse mio fratello, e ora rovinano tutto gli architetti con la loro idea approssimativa dell'architettura. Prima studiate Architettura a Venezia, disse mio fratello rivolto all'architetto Lazzaron, poi ritornate in provincia e applicate l'idea distorta dell'architettura che vi siete fatti studiando, si fa per dire, Architettura a Venezia. Studiate Architettura per poi intrufolarvi, con la vostra laurea in Architettura, in tutti gli anfratti delle amministrazioni comunali della provincia, e usate della vostra laurea in Architettura come di un grimaldello che vi apra tutte le porte di queste amministrazioni. Nessuno, disse, ha altrettante responsabilità che gli architetti dell'uso infame e dello scempio che si è fatto, si sta facendo e si farà del nostro territorio. I geometri forse hanno altrettante responsabilità, ma mai altrettante responsabilità che gli architetti. I piú pericolosi, comunque, disse mio fratello, sono i geometri che si prendono la laurea in Architettura. Peggio di un architetto può essere solo un geometra che si è preso la laurea in Architettura, su questo non ci piove...
Naturalmente voi, tu caro architetto, non pensate certo in questi termini, forse non pensate affatto. Per questo avete capito tutto. Non c'è niente da capire, niente da pensare: solo da costruire. In questo consiste la tua bella gestione del territorio: costruire fin che il territorio non finisce, fin che non c'è piú spazio. Allora, quando il territorio è finito si lascia andare anche di far politica, ché, tanto, non c'è piú scopo di farla perché non c'è piú niente da costruire... Il vostro razionalismo non è che un abborracciato pseudorazionalismo di provincia; il vostro postmoderno un appastellato postmoderno di provincia, e in definitiva tutta l'architettura vicentina non è che una avvilente architettura di provincia, che ha perso per strada anche il minimo decoro di facciata. Siamo circondati da case color cremino, da condomini color nocciolina, da residence giallini e marroncini. Mai giallo, gialli-no. Mai verde, verdino. Mai celeste, celestino. Mai una casa, sempre e solo casette. Un pezzo di Le Corbusier di qua, una palata di Scarpa di là. Una cazzuolata di Lloyd Wright a destra e una di Loos a sinistra. Camminare per una qualsiasi di queste zone residenziali industriali o artigianali, significa infilarsi in una pattumiera urbanistico-architettonica in scala di uno a uno. Un'isteria urbanistico architettonica, una cacofonia cementizia che ci assorda e ci squilibra non appena mettiamo il naso fuori di casa".

2 commenti:

  1. in risposta a tuo fratello... da parte di chi ha studiato Architettura a Venezia

    cito da Domus alcune parole di Ernesto Nathan Rogers:
    "L’architettura ideale è precorrimento, desiderio speranza, meta degli uomini coscienti".
    Compito dell'architetto dovrebbe essere portare la questione dal piano ideale su quello reale.
    "Il limite più marcato tra contingente e ideale è tracciato da motivi economici ove le ali dell’immaginazione si ripiegano obbligandoci a misurare i passi sulla terra."

    E poi cito da Aaron Betsky: "l'edificio è la tomba dell'architettura".
    Con questa frase destabilizzante si sottolinea come, nel passaggio dall'ideale al reale, dobbiamo troppo spesso scendere a compromessi che appannano, offuscano ed alla fine annientano l'architettura.

    Sono in pochi a riuscire a rimaner fedeli alle proprie convinzioni e a fare l'Architettura.

    Da ultimo ti posterò sul blog il mio ennesimo capriccio.

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  2. C'è crisi dappertutto, io lo leggo dai visi: c'è crisi.

    http://www.youtube.com/watch?v=TdLuqL7upLY

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