Lo spirito del gioco potrebbe essere questo: mettere a sistema gli spazi pubblici del centro storico per farli vivere un po’ come la piazza Djemaa El-Fna a Marrakech.
Spiego meglio: questo grande vuoto, composto da due spianate di cemento e privo di qualsiasi appeal, si rivela interessante per le dinamiche che si generano.
Diventa qualcosa di affascinante nel momento in cui la gente se ne appropria e lo fa vivere.
Il bello di questa piazza è che vive tutti i giorni, durante tutto il giorno, dal mattino a notte fonda.
I nostri spazi invece, anziché mettere in scena la vita, esibiscono la loro mineralissima superficie.
Spiego meglio: questo grande vuoto, composto da due spianate di cemento e privo di qualsiasi appeal, si rivela interessante per le dinamiche che si generano.
Diventa qualcosa di affascinante nel momento in cui la gente se ne appropria e lo fa vivere.
Il bello di questa piazza è che vive tutti i giorni, durante tutto il giorno, dal mattino a notte fonda.
I nostri spazi invece, anziché mettere in scena la vita, esibiscono la loro mineralissima superficie.
..qualcuno diceva che le piazze sono lo scenario di una collettività, credo sia doppiamente vero per la "Piazza degli impiccati", altro nome con la quale è nota la Piazza Djemaa El-Fna a Marrakech... di questo luogo ricordo distintamente la sensazione di incessante "sonorizzazione" degli spazi che strutturano la piazza: lo spazio degli spettacoli, lo spazio per il cibo lo spazio per gli incontri di lotta…l’architettura bidimensionale del piano paradossalmente sparisce per materializzare la sua terza dimensione quella sociale e mentale, attraverso l’incessante sciamare delle persone che lo vive; lo spazio si “sente” anche con gli occhi ..e si materializza attraverso modalità arcaiche che creano un insieme di rara bellezza, ….. sicuramente è un modello, ma può questa singolare bellezza paragonabile a quella di un diamante grezzo adattarsi alla preziosa e aurea collettività vicentina?
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